Famiglia

Un’altra estate a scuole sprangate

... e intanto le famiglie si arrabattano per sistemare i figli a peso d’oro. Cari ministri, non è un’assurdità?...

di Pasquale Coccia

Sette milioni di studenti da qualche settimana hanno dimesso il look tipico che li caratterizza durante l?anno scolastico, fatto di zaini carichi di libri, orsacchiotti e amuleti portafortuna attaccati alle zip delle cerniere, pantaloni con il cavallo basso e scarpe da ginnastica perennemente calzate da mattina a sera. Lasciate alle spalle le angosce di fine anno, sono stati risucchiati dall?anonimato quotidiano caratterizzato da musica ad alto volume con gli auricolari perennemente fissi nelle orecchie, smanettamento al computer, televisione a buon mercato, ore di noia passate nelle loro camerette, spezzate dagli sms e dagli squilli dei cellulari. Le famiglie, per non lasciare i più piccoli, quelli delle elementari e delle medie, da soli, iscrivono i figli ai corsi estivi di sport, altri, sobbarcandosi spese dai 500 agli 800 euro a settimana li mandano a trascorrere settimane sportive in località montane, marine o all?estero, il tutto organizzato da agenzie private, spese che si raddoppiano o triplicano se vi sono più figli, e che incidono sul bilancio familiare, anzi si aggiungono a quelle delle vacanze di agosto dell?intera famiglia.

La questione è annosa, ma la domanda è semplice: perché chiudere le scuole dal 9 giugno al 15 settembre? Gli studenti, potrebbero trovare nelle palestre l?occasione per praticare attività sportiva attraverso tornei di pallavolo, calcetto, minibasket, ecc. Le scuole italiane dispongono di oltre 20mila impianti sportivi, che durante i tre mesi estivi restano chiusi a doppia mandata. Resta inutilizzato un patrimonio sportivo, che potrebbe avere un valore sociale ed educativo inestimabile per milioni di ragazzi lasciati a se stessi per molte ore al giorno. I ministri della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni e delle Politiche giovanili e sport, Giovanna Melandri, fanno un gran parlare di benessere a scuola, di giovani, di educazione alimentare, di lotta al bullismo, di ragazzi a rischio, ma poi non fanno nulla per arginare la noia quotidiana nella quale precipitano sette milioni di studenti ogni anno. In accordo con gli enti locali, si potrebbe avviare una seria politica di qualificazione del tempo libero degli studenti durante il periodo estivo, utilizzando le scuole. Le famiglie potrebbero farsi carico delle spese con un contributo economico, senz?altro inferiore a quello che sborsano attualmente, opportunamente integrato dall?ente locale, che aprirebbe i propri impianti sportivi. Resta il problema del personale specializzato: in Italia vi sono 80mila laureati in scienze motorie costretti a riversarsi nelle palestre di fitness per lavorare fino a 10-12 ore al giorno pur di raggiungere uno stipendio adeguato. Soprattutto lavorano per modellare bicipiti, addominali e glutei di aspiranti Rambo percependo pochi euro all?ora. Con un contratto a termine per i mesi estivi, si potrebbe offrire loro una nuova occasione di lavoro e soprattutto un?esperienza educativa con i ragazzi.

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